ANNIBALE
Annibale, tutti i giorni verso le tre del pomeriggio, aiutandosi col bastone, piano, piano si recava all’osteria “dal Norge” a bersi il suo quarto di vino. Solo in quel locale, raccontava agli amici, si può bere un bicchiere di nero come Dio comanda..
Annibale, tutti i giorni verso le tre del pomeriggio, aiutandosi col bastone, piano, piano si recava all’osteria “dal Norge” a bersi il suo quarto di vino. Solo in quel locale, raccontava agli amici, si può bere un bicchiere di nero come Dio comanda..
Un giorno, dopo avere degustato, un po’ alla volta il suo
bicchiere di vino, tornando verso casa, povero uomo ha dovuto proprio arrestare
il suo passo.
L’età faceva la sua parte, ma ciò che lo stancava veramente,
era la sua grossa pancia, il suo peso che forzava, povero Annibale, tutto sulle
gambe e sulle ginocchia.
A vederlo, con quella trippa, con quella camicia così enorme,
che sarebbe bastata per apparecchiare il tavolo da cucina, e con quella
bretelle tirate come l’elastico di una fionda, pareva che tutto finisse in un
botto, insomma che quella pancia dovesse proprio scoppiare con tutta la
camicia.
Per quella pancia, Annibale, si era fatta una malattia e più
di qualche volta gli era venuto il sospetto di essere in cinta. A dire il vero,
l’idea non gli dispiaceva, ma quel bimbo come poteva uscire, si chiedeva? Ma
questa è un’altra storia.
Annibale, quel giorno, stanco di camminare, verso le
quattro, si era fermato davanti al bordo della piazza dell’asilo, quando i
bambini uscivano dalla scuola per tornare a casa.
Una maestra della stessa scuola, vedendolo proprio lì, fermo
come un palo, in un primo tempo aveva pensato che fosse il nonno di un bimbo
della sua scuola.
« Nonno aspettate un bambino » gli chiese con
grazia quella signorina.
Povero Annibale, di fronte a quella domanda non sapeva cosa
dire, cosa rispondere…. Non aveva compreso che quella maestra voleva sapere se
aspettava un bimbo della scuola.
Nella testa aveva sempre quel pensiero….. e senza pensarci
due volte, nonostante il rossore e l’imbarazzo che provava con grazia rispose:
« No, signora maestra, non aspetto nessun bambino, ho
sempre avuto la pancia così grossa ».
L’insegnate, di fronte a quella risposta non credeva alle
sue orecchie e non sapeva se farci una risata sopra, o rispondere come si fa
con un mascalzone che voleva burlarsi di lei.
Ma alla fine, vedendo quell’uomo così attempato con gli
anni, pensò che fosse meglio star zitta per mettere fine ad ogni
fraintendimento.
Purtroppo però, proprio a quell’ora, da quelle parti, proprio
davanti alla piazza, passava Catine, quella donna del paese, che se faceva una
cosa cento altre ne pensava. E chi poteva fermarla ? Cucire la sua bocca,
trattenerla dalle sue pazzie…..
Stramba com’era, non le passò per la testa di diffondere nel
paese la notizia che Margherita, la moglie aveva ingravidato Annibale. Si che
Margherita, sua moglie, che non poteva avere figli, lo aveva lasciato in cinta.
Fosse bastato. Per farsi proprio una bella risata aveva preparato
un pacchetto infilandoci dentro un paio di scarpine da neonato per poi inviarlo
a quei due meschini. Nel pacchetto, aveva pure inserito un biglietto sul quale
c’era scritto: Le donne sono capaci di ogni azione, pure quella di poter
gonfiare e, non solo di frottole, i loro baldi maschi. Ora non ho tempo, ma un
giorno vi racconterò della felicità di Annibale e delle risate di Margherita per quel pacco e
quella scritta così originali.
Nel paese, invece, l’indomani e tuttora, non c’è Cristiano
che non si soffermi a disquisire sulla pancia di Annibale sulla sua presunta o
vera gravidanza e naturalmente a chiedersi se è proprio vero che le donne
possono gonfiare e non solo di frottole i loro i loro padroni, meglio i loro
mariti.
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